IL CASO
Varese, chiude la mensa delle suore
Stop dal 15 ottobre. L’edificio di via Luini è vecchio e c’è il problema della caldaia. Serve 380 pasti al giorno ai bisognosi
Il 15 ottobre sarà l’ultimo giorno in cui le suore di via Bernardino Luini serviranno il pasto ai bisognosi. La mensa, che ogni giorno sfama 370-380 persone con circa 100 volontari a turnazione, non può più andare avanti nel suo caritatevole servizio perché – come spiegano le suore – «l’immobile sede dell’Istituto Educativo Assistenziale Addolorata è troppo vecchio». Per continuare ad utilizzarlo servirebbero lavori di riqualificazione dal costo proibitivo. Su tutto, vi è il problema della caldaia, che non è a norma, cosa che impedisce di continuare ad utilizzare l’edificio in sicurezza.
A fronte di questa situazione, è stato deciso di chiudere tutto e traslocare le suore che risiedono nell’immobile: ne sono rimaste appena una decina compresa la Madre Superiora, alcune delle quali molto anziane.
Ma una città come Varese non può lasciare da un giorno all’altro 400 bisognosi a pancia vuota. Ci si aspetta che la città, con tutte le istituzioni, compreso il Comune e il mondo del volontariato, si interroghino su cosa stia succedendo e su come provvedere ai bisogni alimentari delle famiglie nel prossimo periodo. «Il tema non è traslocare il servizio, ma creare una risposta nuova» spiega don Marco Casale, presidente dell’associazione Pane di Sant’Antonio.
La chiusura della mensa è una decisione sofferta, che addolora tante persone, in primo luogo proprio le suore. «La notizia non è un fulmine a ciel sereno, ma qualcosa già nell’aria da tempo – dicono le suore -. Adesso non è più possibile procrastinare».
La distribuzione del cibo è sempre avvenuta dal cancello dell’istituto e prevedeva due menù, di cui uno speciale per i musulmani. Qualche tempo fa avevamo dato spazio alla voce di alcuni residenti di via Luini, stanchi di convivere con il via vai di senzatetto, alcuni dei quali consumavano il cibo della mensa direttamente in strada, con i conseguenti problemi di decoro e di sicurezza.
Certo è che con la chiusura della mensa verrà meno un luogo simbolo della solidarietà che, con il serpentone di bisognosi in coda per prendere il cibo, dava anche la misura della povertà cittadina.
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