Sesto, sulla moschea deciderà il prefetto
Il commissario ad acta che avrà il compito di decidere dove sorgerà la moschea a Sesto Calende sarà il prefetto di Varese Salvatore Pasquariello. Lo ha deciso il Tribunale Amministrativo Regionale della Lombardia che ha nominato il rappresentante del Governo sul territorio provinciale come sostituto dell’amministrazione comunale.
La richiesta di avvalersi di un funzionario pubblico esterno era stata fatta al Tar dall’Associazione Islamica Ticinese alla fine di settembre dopo la bocciatura da parte della maggioranza di realizzare il luogo di culto in via dell’Industria, nel rione Mulini. Ora sarà il prefetto a «emettere l’atto necessario a dare riscontro all’istanza formulata dalla ricorrente nel termine di sessanta giorni».
La vicenda che ha come protagonista la nascita di una moschea nella città sul fiume è lunga, dibattuta e piena di colpi di scena: tra corsi e ricorsi, dura ormai da più di dieci anni e ha visto la maggioranza di centrodestra da una parte e l’associazione culturale dall’altra. L’ultima sentenza definitiva emessa dal Consiglio di Stato aveva dato ragione al gruppo di fedeli, che conta circa 320 iscritti dichiarati, in gran parte non residenti a Sesto: la moschea si poteva fare e ai tecnici del Comune di Sesto spettava il compito di decidere dove.
I funzionari avevano individuato proprio via dell’Industria come luogo più papabile. Ma il 6 giugno scorso, in Consiglio comunale, la proposta era stata bocciata dalla maggioranza. «Noi non siamo contro il luogo di culto, rispetteremo la sentenza. Ma il posto individuato non ci piace. Se ci deve essere integrazione, la facciamo bene: realizziamo la moschea vicino alle nostre case, in centro paese», le parole che aveva usato il capogruppo di maggioranza Marco Colombo per motivare il no. E ora, capitolo dopo capitolo, la storia continua.
IL COMUNICATO DI SESTO 2023 E INSIEME PER SESTO
Sull’ultimo atto della vicenda sono intervenuti, con un comunicato unitario, Sesto 2030 e Insieme per Sesto. Eccolo di seguito: «La richiesta dell’Associazione Islamica Ticinese di vedere indicata nel PGT un’area per il loro culto sta arrivando a conclusione. Come previsto dalla legge, sarà un Commissario, il Prefetto di Varese, a indicare l’area. Una vicenda costata almeno 150.000 euro al bilancio del Comune, al quale mancano i soldi per riparare le strade, sostituire uno scuolabus vecchio di 25 anni, curare il centro sportivo, tenere pulita la città. Una vicenda che si conclude con un fallimento, con le parole di Marco Colombo, che riteniamo non all’altezza del ruolo istituzionale che ricopre, non riescono a nascondere. Parole con cui il capogruppo continua a mentire ai cittadini sapendo di mentire, con cui prova ancora a dividere, a minacciare chi non la pensa come lui. La nomina del Commissario da parte del Giudice, con una multa di 1.500 euro al Comune è la prova che chi ha amministrato in questi 15 anni ha FALLITO. Ha mentito e ha fallito, ma, piuttosto che ammetterlo, alza il tiro. L’atto di fallimento è stata la seduta del consiglio comunale, convocata per eseguire una sentenza definitiva, nella quale la maggioranza ha votato contro una delibera della propria giunta, presentata dal Sindaco Buzzi come la migliore delle soluzioni. Ora il Prefetto potrà far sua la delibera già proposta dalla giunta, che indicava un’area periferica, vicino alla zona artigianale della Quadra, oppure potrà seguire la richiesta di Marco Colombo di trovare un’area “vicino alle nostre case, vicino ai nostri oratori, vicino al centro del paese.” Una richiesta che riteniamo menzognera e che gioca cinicamente con la paura che lui stesso diffonde. Ormai la vicenda non è più di competenza del Consiglio Comunale, a causa del voto della maggioranza. Noi seguiremo gli sviluppi come abbiamo sempre fatto, sapendo che la legge va rispettata e che ai cittadini non bisogna mentire. Siamo consapevoli che l’individuazione dell’area non metterà la parola fine alla vicenda e che l’Amministrazione e la comunità sestese, in tutte le sue componenti, avranno la responsabilità di gestire i passaggi suggestivi nella maniera più saggia, nel nome della convivenza pacifica che è un bene oggi quanto mai prezioso in ogni parte del mondo».
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