QUARTIERI AL CENTRO
Sant’Anna, «Qui scompare tutto. Eppure si vive bene»
Pochi negozi, manca il medico di base. Ma c’è tanto verde. Negli anni del boom economico i residenti trovavano tutto sotto casa
La quarta puntata del progetto della Prealpina “Quartieri al centro” fa tappa a Sant’Anna di Busto Arsizio. «Qui sta scomparendo tutto: i negozi chiudono, la guardia medica se n’è andata, non abbiamo neanche più il medico di famiglia. Più che un quartiere, è un dormitorio». Lo dice con rammarico, ma anche con rassegnazione, il musicista Mario Valente, santannino doc. Attorno a lui annuiscono alcuni avventori del bar La Perla: «E pensare che una volta c’era tutto: commercio, aggregazione. Insomma, si viveva».
QUI C’ERA TUTTO
Già, una volta. Ovvero ai tempi dell’espansione di Sant’Anna, il villaggio creato nei primi anni ‘60 sotto la supervisione del noto architetto bustocco Richino Castiglioni. Erano gli anni del boom economico e dell’immigrazione massiccia dal sud Italia: pugliesi, siciliani, calabresi, campani hanno popolato Sant’Anna a ritmi vertiginosi. E di pari passo con la popolazione, aumentavano servizi e negozi: «All’epoca c’era tutto – ricordano i residenti –. Frutta, verdura, pane, carne: compravamo ciò di cui avevamo bisogno nei negozi sotto casa». Non solo: «C’era la sede dell’Inps, prima che la spostassero a Sacconago. E in via Stoppani era attivo il centro sociale».
DECLINO INESORABILE
Cos’è rimasto di quella vitalità? «Guardatevi attorno e giudicate voi – replicano i residenti –. I negozi aperti si contano sulle dita di una mano. L’età media è sempre più alta e i giovani se ne vanno da qui perché non c’è nulla». Quadro troppo fosco? Forse, ma la desertificazione commerciale è un dato di fatto. Basta guardare la sfilza di locali vuoti – sfitti o in vendita – in viale Giotto, dove resiste (per fortuna) l’ultimo negozio di alimentari rimasto nel quartiere, l’Ok Sigma. Un presidio anche dal punto di vista sociale, perché permette ai tanti anziani del quartiere di fare la spesa senza allontanarsi dal Villaggio. Sempre in viale Giotto ha aperto un paio di mesi fa una rosticceria-hamburgeria. Un segnale positivo, ma sono ancora troppe le vetrine vuote.
NON PAESE PER GIOVANI
E per i giovani? «Difficile trovare qualcosa da fare, è inevitabile uscire da Sant’Anna per trovare aggregazione e divertimento – risponde Stefano Ciccone, esponente delle nuove generazioni –. Spiace dirlo, ma la situazione è questa. In molti a Sant’Anna dormono e basta: per lavorare e svagarsi vanno altrove». Intendiamoci, non tutto va a rotoli: «L’asilo è un fiore all’occhiello: è frequentato anche da bambini di altre zone di Busto» nota Ciccone. Un altro aspetto positivo del Villaggio è il verde, molto più abbondante che in altri rioni: «Io non la vedo così drammatica, per me a Sant’Anna si può vivere bene – commenta Piera Maino dell’omonima tabaccheria di via Masaccio, altro baluardo del commercio santannino –. Se i negozi chiudono è anche a causa della gente che preferisce andare a comprare altrove». Se si ricerca la quiete, effettivamente a Sant’Anna si trova: una buona notizia, tenendo presente che anni fa il rione non godeva di una nomea lusinghiera. Ma quanto ad attività, servizi e iniziative, il piatto piange. Ciò che preoccupa è la mancanza di un ricambio generazionale. La popolazione invecchia ma i giovani, appena possono, se ne vanno. «È triste ma è così, inutile girarci intorno».
GUARDIA MEDICA
Eppure qualche tentativo per provare a rivitalizzare il quartiere è stato fatto. Un esempio? Aver portato la Guardia medica a Sant’Anna, nell’ex centro sociale di via Stoppani, a novembre 2019: peccato che l’esperienza si sia già chiusa. Il servizio di continuità assistenziale, infatti, è stato spostato poco più di un anno fa nella casa di comunità di viale Stelvio. Al suo posto gli uffici Psal (Prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro) di Ats Insubria. A proposito di sanità: manca pure un medico di base: «Quello che c’era prima è andato in pensione – spiega il cittadino Marco Calderoni –, ma non è stato ancora sostituito. Mia mamma ha 102 anni e non ha un riferimento medico nel quartiere».
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