LA TESTIMONIANZA
Nicolò Maja: «Mamma e Giulia vivono in me»
Parla l’unico sopravvissuto alla furia paterna: «Il loro amore mi supporta»
«Mi sento sereno, mia mamma e mia sorella sono sempre con me e vivono in me». Nicolò Maja, unico sopravvissuto alla strage di Samarate del 4 maggio 2022, parla con la Prealpina mostrando la forza del suo sorriso e la sua immensa dignità. Composto nella tragedia è sorretto dall’affetto e dalla vicinanza della famiglia. Lo fa in occasione di un momento speciale organizzato ieri sera - martedì 6 dicembre - in basilica, nel corso della messa prefestiva di Sant’Ambrogio celebrata da monsignor Riccardo Festa, voluto dal Dipartimento Irc del liceo Scientifico di viale dei Tigli che la sorella Giulia frequentava. Nessuno può dimenticare ciò che il padre Alessandro fece alla moglie e ai suoi figli.
Sempre con me
«Sto bene». Queste le prime parole di Nicolò, che hanno il sapore della liberazione dopo mesi di dolore e di sofferenza. A ventitré anni la vita lo ha segnato con una svolta che nessuno avrebbe immaginato potesse arrivare. Dice: «Sarà lunga, ci vorrà del tempo per il mio percorso di riabilitazione, ma sono sereno». Poi il suo volto si accende di luce solare nel ricordo di mamma Stefania e della sorella Giulia, appena sedicenne. «Sono sempre state presenti in ogni momento della mia vita, sono state un riferimento, porto con me e dentro di me i tanti momenti belli vissuti insieme, erano persone amorevoli, gioiose e affettuose». Nicolò cerca di rifarsi un vissuto quotidiano. E le visite al cimitero di Cassano Magnago, a trovare la mamma e la sorella sono imprescindibili. «Loro sono nel mio cuore, sono presenti in ogni istante della mia vita, sono dentro di me». Oggi la famiglia di Nicolò è composta dagli inseparabili nonni Ines e Giulio, dalla cugina Annalisa e dai tanti parenti che non lo hanno mai abbandonato. «I miei nonni sono persone speciali, mi stanno dando una grossa mano, sono la mia vita». E forse quel bacio sulla guancia dato dalla nonna – «uno dei tanti», ha detto con un sorriso compiaciuto Ines – rappresenta l’essenza di una unione inscindibile. Rafforzata da quelle mani di Nicolò strette ai suoi cari.
Sognando il domani
Nicolò sa che il domani è difficile. Ma vuole sognare. O meglio volare. Lo dice la sua storia. Quella di un ragazzo che nel dicembre 2021 aveva ottenuto il brevetto di pilota aeronautico, con grande impegno e studio intenso. «Un giorno vorrei, anzi sogno di lavorare in campo aeronautico, quel mondo che è la mia passione da sempre, qui nella provincia con le ali». Ma intanto Nicolò Maja non dimentica un mondo che gli è stato vicino, nei mesi di paura, di confusione e di domande, in lotta tra la vita e la morte. «Grazie a tutti quelli che mi sono stati accanto, sempre vicini, a tutti quelli che mi hanno voluto bene anche solo con il pensiero a partire dalla comunità di Samarate». Il sostegno è stato nazionale perché tutta Italia si era immedesimata in quella famiglia perfetta in cui covava un male oscuro. Quella comunità che si è stretta, ha pregato e ha dato speranza a quel figlio di tutti. Il ventitreenne ha combattuto una battaglia esemplare che però non è del tutto conclusa: a gennaio inizierà il processo in corte d’assise al padre Alessandro, detenuto con l’accusa di duplice omicidio volontario aggravato e del tentato omicidio di Nicolò. Che si costituirà parte civile con l’avvocato Stefano Bettinelli.
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