IL CASO
Lo sciopero dei lavoratori di Sea
Punto della discordia: la cessione di ramo d’azienda nel settore dei servizi informativi
Sciopero dei lavoratori di Sea, atto secondo. Dopo l’astensione collettiva del 18 gennaio, ieri, venerdì 25 febbraio, si è scritta una nuova puntata della vicenda che vede al centro la cessione di ramo d’azienda nel settore dei servizi informativi, con 31 dipendenti interessati a Malpensa e 29 a Linate. Rispetto a un mese fa, quando l’agitazione durò quattro ore, stavolta si è scioperato per l’intera giornata (ma alcuni lavoratori sono stati precettati). Al Forlanini si è tenuto un presidio di protesta nell’area arrivi, con almeno una settantina di dipendenti (non solo quelli esternalizzati).
Alla manifestazione hanno partecipato due consiglieri del Comune di Milano, azionista di maggioranza Sea: Riccardo Truppo di FdI e Alessandro Giungi del Pd. Quest’ultimo, parlando ai lavoratori, ha ricordato l’ordine del giorno recentemente approvato dal Consiglio comunale che sancisce l’obbligo per Sea di rispettare determinate garanzie a loro favore: «Purtroppo non ci siamo potuti spingere fino a dire “non fate quest’operazione” perché c’è un’autonomia dei vertici. Ma si è detto che va garantito un posto a queste 60 persone». Il consigliere ha citato l’appuntamento con le Olimpiadi di Milano e Cortina tra quattro anni: «Nel 2026 dobbiamo avere Sea con i suoi lavoratori e professionalità».
Da ultimo, Giungi ha fatto un parallelo con Atm, l’azienda dei trasporti milanese, altra partecipata di Palazzo Marino. Il suo ad Arrigo Giana è intervenuto di recente in commissione consiliare: «È venuto a dirci: “noi abbiamo un problema di sicurezza sui mezzi. Abbiamo fatto una scelta ben precisa: non andremo a chiedere a cooperative o soggetti esterni nuovo personale, ma faremo un’acquisizione di altri dipendenti”. Una visione opposta a quella di Sea».
Nuovo appuntamento è ora previsto il 2 marzo: sulla base dell’ordine del giorno approvato, ci sarà un primo tavolo tra Comune, sindacati e azienda per capire come andare incontro ai lavoratori. Questi ultimi intanto denunciano: «È una situazione grottesca. Sul sito aziendale vediamo che c’è del personale che va in pensione. 150 persone saranno sostituite entro il prossimo anno, un lavoratore su quattro. Però non possiamo partecipare alla sostituzione. Tra noi ci sono professionalità importanti, ma si preferisce assumere dall’esterno».
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