L’INTITOLAZIONE CHE DIVIDE
Malpensa, decolla il ricorso contro Berlusconi
Lo possono fare i Comuni. Team di legali già al lavoro
C’è chi dice «no». Anzi: c’è chi continua a dire «no» alla velocissima intitolazione — confezionata e calata dall’alto come il più classico dei tormentoni estivi — dell’aeroporto intercontinentale di Milano-Malpensa alla memoria di Silvio Berlusconi. I «no» sono ovviamente dei detrattori del Cavaliere. Non pochi, per la verità, almeno quanti i suoi sostenitori ed eredi politici e sportivi. Bé, nulla di nuovo: l’uomo è sempre stato divisivo, in particolare da quando ha assunto ruoli istituzionali. Di nuovo c’è, però, che da giovedì, giorno dell’ufficiale intitolazione voluta da Enac (Ente nazionale aviazione civile) e benedetta da un entusiasta ministro Matteo Salvini (Trasporti), è scattato il conto alla rovescia per presentare ricorso al Tar della Lombardia contro la decisione. Ci sono 60 giorni e c’è un team di avvocati al lavoro al fine di vedersi accettata la richiesta dai giudici amministrativi.
L’INTERROGAZIONE
Non è un mistero, come del resto riportato ieri su queste colonne, che il Partito democratico sia contrario al provvedimento da quando è emerso a fine giugno e si sia mosso subito con un’interrogazione parlamentare. Lo ha annunciato il senatore varesino dem Alessandro Alfieri chiedendo chiarimenti a Salvini su motivazioni e procedura. Inoltre, anticipando che a parere dei piddini non sia stata seguita alla lettera la norma in materia che è la legge 1188 del 1927.
I COMUNI E SEA
Ora, se c’è qualcuno che può ricorrere contro l’intitolazione, questo non è il Pd. Ma possono farlo i Comuni del sedime aeroportuale (Somma Lombardo, Lonate Pozzolo e Ferno) e il Comune proprietario di Malpensa (Milano). Forse, tuttavia non è ancora del tutto certo, può anche la società di gestione (Sea). Sicché, senza bisogno di troppe congetture, considerato che ci sono due amministrazioni su quattro in mano al centrosinistra, l’operazione può essere portata avanti o dal sindaco sommese Stefano Bellaria o dal sindaco milanese Giuseppe Sala. Dando per scontato che, pur nel caso ne avesse facoltà, il gestore non entra comunque mai in contenziosi di carattere politico.
L’ISTRUTTORIA
Il punto, nei 60 giorni a disposizione, è capire su cosa fare esattamente leva per ottenere un verdetto favorevole. Perché che il ricorso venga presentato è quasi certo. Innanzitutto Enac, in qualità di massima autorità aeroportuale, è nel pieno potere di dare un nome all’aerostazione di Malpensa. Una delle poche in Italia che fino a giovedì non ce l’aveva. I legali incaricati di preparare il ricorso, però, ritengono che durante l’istruttoria non siano stati tenuti in conto alcuni passaggi fondamentali per la legge. In particolare, il vulnus individuato sarebbe il mancato coinvolgimento del territorio. A ciò si aggiungerebbe qualche altra dimenticanza.
TOPONOMASTICA E MONUMENTI
Il riferimento è sempre lo stesso da poco meno di un secolo. La legge 1188 del 23 giugno 1927 su “Toponomastica stradale e monumenti a personaggi contemporanei”, all’articolo 1, prevede che non ci può essere alcuna denominazione senza l’autorizzazione del prefetto o del sottoprefetto, «udito il parere della regia deputazione di storia patria, o, dove questa manchi, della società storica del luogo o della regione». Insomma, c’è precisa richiesta di consultare il territorio. Inoltre, l’articolo 3 stabilisce che anche per dedicare luoghi pubblici o aperti al pubblico devono passare dieci anni dalla morte. E l’articolo 4 sancisce che la deroga può essere consentita dal ministro dell’Interno. Non da quello dei Trasporti. A questo punto, come da tradizione italiana, non resta che seguire le sorti del tormentone estivo.
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