TERREMOTO IN COMUNE
Galliate, inchiesta appalti: il silenzio dell’arrestato
Davanti al gip, Massimo Volpi si è avvalso della facoltà di non rispondere. Indagine partita dalla segnalazione del sindaco Tibiletti. «Sereno e amareggiato»
«Sereno» e «amareggiato». Con questi due aggettivi il sindaco Carlo Tibiletti descrive il suo stato d’animo all’indomani della notizia dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Varese su presunte irregolarità nell’assegnazione di gare d’appalto e progetti da parte del Comune che amministra dal 2022. Sereno perché è convinto di aver «lavorato per il mio paese»; amareggiatoperché era stato proprio lui a fare ai carabinieri di Azzate le segnalazioni che hanno fatto partire l’indagine in cui, alla fine, si ritrova a sua volta coinvolto.
«Avevo visto delle cose che non funzionavano e ho informato chi di dovere - commenta il primo cittadino - L’indagine è partita da atti precisi. Io non potevo prendere provvedimenti, ma dopo due anni sono arrivate queste misure».
Tibiletti non entra nel merito delle accuse a suo carico, anche perché al momento ha in mano soltanto il decreto di perquisizione notificatogli mercoledì mattina, 17 luglio, ma non nasconde la «delusione» e il «rammarico» per «essere stato chiamato in causa dopo l’impegno di questi anni per il bene di Galliate. Come Amministrazione, comunque, siamo compatti».
L’inchiesta, che conta tredici indagati, ha portato in carcere il responsabile dell’Ufficio tecnico, Massimo Volpi, con accuse che vanno dalla corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio alla turbata libertà degli incanti, dalla falsità ideologica alla induzione indebita a dare o promettere utilità. A poco più di 24 ore dall’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, ieri, giovedì 18 luglio, Volpi è comparso davanti al gip Niccolò Bernardi per l’interrogatorio di garanzia. Ma ha scelto di non parlare, non avendo ancora letto nel dettaglio il provvedimento dello stesso giudice per le indagini preliminari; difeso dagli avvocati Raffaello Boni ed Alexandra Sirtori - ieri sostituiti dal collega Andrea Boni - s’è infatti avvalso della facoltà di non rispondere.
I reati ipotizzati per il sindaco, invece, sono quelli di aver commesso falso ideologico e aver turbato il regolare svolgimento di una gara. Tra gli indagati figura anche un altro dipendente comunale, che avrebbe compiuto false attestazioni o certificazioni. L’elenco si completa con professionisti o titolari di imprese compiacenti che avrebbero beneficiato degli appalti comunali. In particolare, le indagini (avviate proprio per verificare eventuali irregolarità nella gestione delle gare d’appalto, che avrebbero favorito sempre le stesse ditte) hanno consentito di «accertare - così recita il comunicato della Procura - false attestazioni relative a realizzazioni di lavori di abbattimento di barriere architettoniche e riqualificazione di alcune vie comunali, mediante lo stanziamento di fondi comunali per un importo complessivo di circa 110.000 euro, opere di fatto mai eseguite».
Ma gli investigatori hanno anche rilevato che in alcuni casi sarebbero state aggirate le norme sulle gare d’appalto attraverso «preventivi non utili» rilasciati da ditte compiacenti. Per provare queste ipotesi di reato l’altra mattina i carabinieri hanno sequestrato, a casa e negli uffici degli indagati, smartphone e computer, agende, documenti cartacei o digitali relativi ad alcuni appalti. E, in municipio, sono stati acquisiti circa dieci atti, tra delibere di giunta e determinazioni dell’area tecnica, pubblicati fra settembre 2022 e febbraio 2024.
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