TRAGEDIA DI CASBENO
«Divieto d’avvicinamento? Non basta»
Stalking e violenza sulle donne, gli esperti: «Serve il braccialetto elettronico»
«È una tragedia che si doveva e si poteva evitare». L’ha detto la scrittrice di Gattinara Elisabetta Cametti durante la trasmissione “La vita in diretta”: il programma di Rai 1, condotto da Alberto Matano, nel tardo pomeriggio di ieri, martedì 7 maggio, s’è occupato di quanto successo all’ora di pranzo di lunedì scorso a Casbeno.
«In situazioni come questa - ha aggiunto l’opinionista di cronaca nera - il divieto di avvicinamento non è assolutamente sufficiente. Ma quante altre vite si dovranno perdere prima che ci si renda conto che serve almeno il braccialetto elettronico? Questo dispositivo traccia i movimenti delle persone ritenute socialmente pericolose, ed è utile anche come strumento di prevenzione in quanto rende possibile, in caso di necessità, avvisare le vittime che possono così cercare di mettersi al sicuro».
Cametti non ha dubbi: Marco Manfrinati s’è recato in via Ciro Menotti «con l’intenzione di uccidere la ex moglie. Era possessivo e ossessivo, e per di più era anche recidivo. Provava un odio viscerale nei confronti di tutta la famiglia Limido. Lo conferma il sorriso sfoderato mentre veniva accompagnato in Questura: si sentiva superiore a tutti, anche alle autorità. E poi quella domanda rivolta alla mamma di Lavinia subito dopo aver commesso l’omicidio: “Come sta tuo marito?”. Una sfida, un oltraggio. Come lo sfregio al volto della ex compagna. Voleva cancellarne l’identità e condannarla per sempre all’inferno».
I servizi e i collegamenti da Varese, che hanno ricostruito nei dettagli il dramma, hanno aperto la puntata. Matano li aveva introdotti parlando di «una storia terribile: un padre morto per salvare la figlia dalla violenza dell’ex marito».
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