IL DELITTO
Addio a Ravasio lontano dalle macumbe
Oggi i funerali a Locate Triulzi. Le indagini e i sospetti dei genitori dopo l’incidente
«È mancato all’affetto dei suoi cari», è la formula standard con cui si annuncia il lutto. Ma nel caso di Fabio Ravasio, ucciso il 9 agosto da un commando sgangherato burattinato dalla sua compagna, è un sintagma che raggela. Questa mattina, sabato 31 agosto, al funerale del cinquantaduenne investito mentre pedalava verso casa, ci saranno gli anziani genitori a piangerlo in una chiesa di Locate Triulzi, al confine con la provincia di Pavia. Adilma Pereira Carneiro - mandante dell’omicidio - è rinchiusa a San Vittore, i figli gemelli, sulla cui paternità ci sono grandi interrogativi - sono con le figlie più grandi della donna, barricate in casa dal 22 agosto con l’ansia che le indagini possano lambire anche loro e con la consapevolezza che sulla madre macumbera dalle mille risorse criminali non potranno più contare.
«STRANO INCIDENTE»
Il 16 agosto i genitori di Fabio si presentarono alla caserma dei carabinieri di Legnano per chiedere di fare luce sulla morte dell’uomo. «L’incidente ci appare strano», dichiarò la mamma ottantatreenne Annamaria Trentarossi. Alla domanda su eventuali sospetti, rispose lapidaria: «No, ci penserà l’avvocato». Non erano sereni i rapporti con il figlio, erano anzi tesi per via «del suo tenore di vita, perché doveva provvedere alle esigenze familiari di Adilma». Alla quarantanovenne avevano prestato oltre 500mila euro per l’acquisto della casa di via delle Orchidee, ma quei soldi non erano ancora stati restituiti e a quanto pare i Ravasio avevano già proceduto con un decreto ingiuntivo. Quando, alle 5 del mattino del 10 agosto, la brasiliana li avvertì dell’incidente accaduto nove ore prima, ebbero una sensazione sinistra.
L’IMPROBABILE BANDA
Certo non avrebbero mai immaginato che Adilma avesse agglomerato sette uomini per eliminare il compagno. L’ultimo sottoposto a fermo, giovedì sera, è uno spacciatore marocchino convivente di Mirko Piazza, conosciuto a Parabiago con il nome di Blanco. Sarebbe il pusher di riferimento del paese, il suo nome e il suo possibile coinvolgimento era stato intercettato in una conversazione tra indagati e nei giorni scorsi gli investigatori hanno messo a fuoco il suo ruolo: il 9 agosto simulò un malore lungo la provinciale 149 per rallentare il traffico e distogliere l’attenzione dei passanti dall’incidente di cui dopo qualche minuto fu vittima Fabio. Tra il 23 e il 29 agosto i militari coordinati dal pubblico ministero Ciro Caramore hanno portato in carcere anche il marito di Adilma, Marcello Trifone, il figlio Igor Benedito (il cui padre venne ammazzato in Brasile vent’anni fa), l’amante Massimo Ferretti, il suo amico Piazza, il genero Fabio Lavezzo e il meccanico di fiducia Fabio Oliva. Oggi il marocchino comparirà davanti al gip per l’udienza di convalida e a quanto pare il cerchio degli esecutori è chiuso.
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