OSPEDALI
Un filosofo in corsia

Se un genitore apprende dalla genomica che i suoi figli hanno probabilità di ammalarsi, li informa anche in assenza di certezza? Se sceglie di farlo, lo fa quando hanno 10 anni? Quando sono maggiorenni? Quando compiono 30 anni? Sono alcune nuove questioni che lo sviluppo della scienza, come la medicina molecolare, pone ai cittadini. Questioni etiche e non scientifiche che portano la filosofia nell’alveo della scienza, inserendo in corsia una nuova figura professionale, quella che svolge il «councelling ethic», un filosofo che assiste le persone poste davanti a importanti e difficili interrogativi. È il lavoro che svolge in Germania il filosofo della scienza Giovanni Boniolo, che opera al dipartimento scienze biomediche e chirurgiche dell’Università di Ferrara e all’Institute for Advanced Study Technische Universitat di Monaco. Boniolo è intervenuto a «Le sfide concettuali ed etiche della medicina molecolare», primo degli incontri organizzati dalla Sissa e dal Comune di Trieste nell’idea di riavvicinare filosofia e scienza. «Le persone hanno sì bisogno di medicina personalizzata - spiega Boniolo -, ma quando sono in ospedale vogliono una cura personalizzata, qualcuno esperto di etica che stia accanto e non per scegliere al posto del paziente, ma perché fornisca gli strumenti per una scelta consapevole». Può sembrare una questione velleitaria, ma non lo è. Come ci si comporta nel caso drammatico di una donna incinta in cui non c’è speranza per entrambi, o si salva la madre, o si salva il feto? «È eroico sacrificarsi per salvare qualcuno che resterà orfano? E in presenza di altri figli? Inoltre, nessuno pensa al marito? - si chiede il filosofo -. Non è il medico che deve scegliere ma il paziente, che però, spesso, non ha gli strumenti per farlo e magari solo pochi minuti per decidere. Dunque è giusto che sia assistito, non da un umanista o un filosofo a caso ma da un professionista formato apposta». Ciò significa «ripensare gli ospedali, la loro governance, l’organizzazione del personale». In Italia «non c’è ancora nulla del genere, io lavoro su questo in Germania. Negli Stati Uniti si cerca di istituzionalizzare la figura del consulente etico, sia nel sistema pubblico che in quello privato». Ma le persone hanno bisogno anche di un’altra indicazione: «Devono sapere dove è meglio andare a curarsi, si fanno errori dannosi sbagliando. Chi sa, si salva, chi non sa dove andare non è detto».
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