PAURA IN CASERMA
Sparò ai carabinieri: assolto
Il trentenne è stato giudicato incapace di intendere e volere. Farà cinque anni nell’ospedale psichiatrico
Assolto perché incapace di intendere e volere, ma cinque anni di ospedale psichiatrico a Castiglione delle Stiviere non glieli toglie nessuno. La sorte giudiziaria di Salvatore Marchese, famoso per aver rubato una pistola in caserma e sparato a quattro carabinieri, l’ha decisa il gup Luisa Bovitutti sulla base della perizia psichiatrica che parlava molto chiaro. I cinque anni stabiliti dal giudice potranno comunque essere rivisti sulla base di una nuova consulenza che ordinerà il magistrato di sorveglianza di Mantova quando la sentenza sarà definitiva.
La follia di Marchese si manifestò in tutta la sua pericolosità il 2 marzo del 2015, quando seminò il panico in largo Verrotti. All’epoca era agli arresti domiciliari, ma non ce la faceva più, la coabitazione con la famiglia gli stava stretta e voleva farsi portare in carcere. Si presentò intorno alle 21 con due borse di plastica piene di vestiti, dopo altre due evasioni di pochi giorni prima. «Portatemi in carcere, a casa non resisto più». Il piantone lo fece accomodare all’ingresso e contattò i superiori. Arrivò nel frattempo la pattuglia del nucleo radiomobile. Redatte le carte da inviare in procura in vista del processo con rito direttissimo disposto dal pubblico ministero Maria Cardellicchio, Marchese non venne ammanettato. Aggirandosi per i locali trovò un armadietto chiuso, ma con la chiave nella serratura.
Era quello di un un appuntato che aveva riposto la Beretta d’ordinanza a servizio concluso e il trentenne se ne impossessò. All’improvviso in caserma si udì il frastuono di ben dodici pallottole. L’imputato sparò a quattro militari, uno dei quali venne trasportato in ospedale con una preoccupante emorragia. Poi scappò verso casa, portandosi via la pistola, rincorso da alcuni carabinieri, uno dei quali provò pure a fermarlo premendo il grilletto: l’arma era stata però danneggiata da uno dei proiettili esplosi da Marchese.
Il pregiudicato trentenne venne rintracciato in via Allende, nell’abitazione dei suoi. «Mi sfottevano, mi facevano battutine, mi sono sentito preso in giro e ho perso la testa. Ma sono profondamente dispiaciuto per ciò che ho fatto», disse durante l’interrogatorio con il gip Nicoletta Guerrero.
L’avvocato Davide Toscani è sempre stato convinto della gravità della sua patologia psichiatrica e la decisione del gup Bovitutti gli ha dato piena ragione.
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