Sciopero all’Agusta: sputi e insulti

Prima la spaccatura del fronte sindacale, con la Fiom isolata che dichiara sciopero in Alenia Aermacchi e AgustaWestland per far sentire la voce dei lavoratori in merito ai contenuti della trattativa sul contratto integrativo. Poi, proprio durante la giornata di giovedì 17 dicembre, durante lo sciopero di otto ore negli stabilimenti Agusta di Vergiate e Cascina Costa, la spaccatura diventa palpabile e si trasforma in tensione tra i lavoratori. Chi ha deciso di incrociare le braccia e di presidiare gli ingressi, non ha avuto modi gentili nei confronti dei colleghi che, invece, sarebbero anche entrati in fabbrica.
«Io credo che la Fiom abbia perso il senso della misura - commenta a caldo Paolo Carini, della Fim Cisl - dal momento che i lavoratori in sciopero hanno avuto comportamenti in stile Anni Settanta di cui non abbiamo nessuna nostalgia. Sono volati sputi e insulti nei confronti di chi voleva entrare al lavoro. Sono atteggiamenti inqualificabili. Non abbiamo alcuna nostalgia di questo stile che obbliga a partecipare alla protesta».
Una situazione vissuta anche da qualche lavoratore della Uilm. «Hanno cercato in tutti i modi di impedire ai nostri lavoratori di entrare - racconta anche Francesco Nicolia, della Uilm - con comportamenti che non approviamo e che speravamo di non vedere».
Da parte loro i rappresentanti della Fiom smentiscono la ricostruzione dei colleghi.
«Davanti alle aziende non è accaduto nulla - dice Raffaele Elia della Rsu Fiom -. La tensione è stata creata da altri, venuti apposta per spaccare l’unità dei lavoratori, non certo da parte nostra».
E ancora: «Davanti a una fabbrica in sciopero - spiega Giovanni Cartosio, della Fiom - è normale che ci sia una discussione animata ma niente do più. Quello che davvero conta, invece, è l’alta adesione allo sciopero da parte dei lavoratori».
Secondo la Fiom, infatti, il 90% dei dipendenti ha deciso di incrociare le braccia. Tutti fuori, insomma. O quasi. «Anche se poi bisognerà vedere chi ha preso ferie o permessi», puntualizza Paolo Carini della Fim.
Il dato del 90% però c’è e l’organizzazione sindacale della Cgil non esita a definirlo un «risultato eccezionale nel rapporto tra la Fiom e i lavoratori, che hanno detto chiaramente che non sono disponibili a farsi ridurre i trattamenti contrattuali conquistati negli anni».
Eccolo il nocciolo della trattativa. Una trattativa che, però, Finmeccanica nella giornata di mercoledì 16 dicembre aveva dichiarato sospesa a causa degli scioperi nelle aziende. Immediata la reazione alla comunicazione da parte di Fim e Uilm che hanno inviato una lettera all’azienda, chiedendo di riaprire i tavoli di confronto già fissati per venerdì 18 dicembre e i primi tre giorni di settimana prossima.
«Ci siamo attivati subito - sottolinea Carini - perchè nel caso in cui non si proseguisse con la discussione, il rischio grosso è che Finmeccanica disdetti tutti i contratti attualmente in vigore. E sarebbe un danno pesante per tutti i lavoratori del gruppo». Giovedì 17 dicembre è arrivata la risposta alla lettera di Fim e Uilm da parte di Finmeccanica. L’azienda guidata da Mauro Moretti ha convocato l’incontro a delegazioni ristrette rivolto a tutte e tre le sigle sindacali. La Fiom, da parte sua, parteciperà all’incontro.
«L‘incontro - si legge in una nota ufficiale del sindacato - deve servire a rimuovere gli ostacoli che hanno portato alle iniziative di sciopero, in particolare le iniziative unilaterali. Siamo disponibili a riprendere la trattativa per giungere a una sintesi condivisa da sottoporre al voto vincolante di tutti i lavoratori».
Dunque si ricomincia, ma la strada sembra un po’ più in salita di prima.
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