BAFF IL GRAN FINALE
Veronica premio simpatia, Andenna ultimo mohicano
L’ospite più atteso arriva per ultimo e riceve il premio Stracult da Marco Giusti: Massimo Boldi regala il suo “Viva Busto Arsizio” e qualche risata.
La serata finale del BA Film Festival lascia spazio a nuove creazioni e non solo alla tradizionale raffica di premiazioni. Oltre al documentario di Marco Maccaferri e dei ragazzi dell’Icma sulla storia di Telealtomilanese e Antenna 3, ci sono i video girati con alcuni attori che interpretano storie scritte dai bambini delle scuole elementari. A loro sono stati proposti da Paolo Castelli e Roberto Gagnor titoli di film famosi: non conoscendoli, i piccoli autori hanno scritto storie davvero ricche di fantasia. La serata parte con un omaggio alla bellissima madrina, Catrinel Marlon, e a tutti gli ospiti della settimana. L’assessore Paola Magugliani ritira il premio da consegnare a Roan Johnson per Piuma: i ragazzi delle superiori lo hanno scelto come miglior film per Made in Italy scuole. E il regista ringrazia in un video, ricordando la sua presenza al Baff quattro anni fa con I primi della lista. Ed eccoci ai documentari. Paola Poli consegna il premio speciale a “Quello che non si vede”, che ottiene un contratto per avere visibilità su Rai Cinema Channel grazie all’originalità del soggetto. Dario Samuele Leone lo ritira con emozione. Il concorso Baff Shorts Cuts viene vinto da Ossa, di Dario Imbrogno. Veronica Pivetti, presidente della giuria, lo consegna con i giurati di Icma, applaudendone la tecnica perfetta di animazione e l’ermetismo interpretativo che invita a rintracciare simboli e chiavi di lettura su arte, vita e morte. Menzione speciale va al corto Alfredo di Flavio Dolcetta, per l’audacia espressiva. La stessa Pivetti riceve un premio, lo consegnano il direttore di Prealpina Maurizio Lucchi e l’editore Daniela Bramati. «Se lo sapevo – commenta l’attrice – mi vestivo elegante». E ricorda le interviste rilasciate al nostro giornale in questi giorni. È il momento di presentare una novità, il documentario appena realizzato da Maccaferri e studenti, cosa che permette di rendere omaggio a tre personaggi appena scomparsi: Cino Tortorella, Tomàs Milian e il regista Giorgio Capitani. Sul palco arriva Ettore Andenna, «ultimo dei mohicani, visto che in quell’avventura ci chiamavamo i magnifici sette e purtroppo sono l’ultimo rimasto». «Quella di Telealtomilanese e Antenna 3 è stata un’esperienza fantastica, ha cambiato il modo di fare tv in Italia. Massimo Boldi faceva Cipollino. Momenti unici, fa piacere che ce li facciate rivivere con la verve dei ragazzi». Il film comprende interviste storiche, testimonianze, scene interpretate da attori dell’Icma. Si ricordano il Pomofiore, i primi seni scoperti, il giudizio del pubblico. Gli inizi con la compagnia teatrale di Renzo Villa a Varese, l’incontro importante con Enzo Tortora. I ricordi di Angelo Costanza e di Renzo Villa parlano di un’era da fuorilegge, fino alla sentenza del tribunale di Busto Arsizio, degli sponsor, delle risposte del pubblico da casa, di Annamaria Rizzoli sul divano di “Aria di mezzanotte”. Idee innovative come le interviste di “Contropelo” o le prime rassegne stampa. Poi Antenna 3 e i ricordi di Cino Tortorella («in Rai c’era una Tv imbalsamata, tutto era registrato»; «Villa incontrò Berlusconi in un dancing e lui gli chiese un autografo») e Lucio Flauto. I video mostrano Teo Teocoli, Gerry Bruno, Walter Chiari. «All’epoca – commenta sul palco del Teatro Sociale Andenna - ci si preoccupava di quello che voleva la gente, facevamo lo spettacolo per la gente. E la gente rispondeva». Si volta pagina. Per il MiBart interviene Antonella Mantovani, onorata di questo numero zero «che ha toccato quasi tutte le proposte nell’ambito dell’arte digitale e multimediale». Premia Maria Elisabetta Marelli per il lavoro su Turing, «non solo avanguardia ma nuovi orizzonti espressivi». E la giovane autrice ne apprezza la curiosità che «guarda ai giovani coi mezzi dei giovani». Per la maestria e l’estro tecnico della stop motion, Paolo Castelli premia Virgilio Villoresi. È la volta dell’Apulia Film Commission, rappresentata da Maurizio Sciara, guida di una squadra che in Puglia ha realizzato 41 opere in un anno e ha un fondo da 5 milioni di euro. Emilia Carnaghi, vicepresidente Baff, premia Mauro Gervasini come eroe della carta stampata. Carlotta Garavaglia premia Lele Marchitelli per le colonne sonore. Valeria Bilello, nei cinema con Beata ignoranza, è la migliore attrice comica. Max Giusti che lancia il suo nuovo film La verità vi spiego sull’amoreincorona Roberto Andò per la migliore sceneggiatura. E Andò premia il Baff: «Fa piacere vedere luoghi di resistenza, di pensiero sul cinema. E vederli così vivaci». Irene Dionisio è applaudita come esordiente. Claudia Potenza, già madrina oggi è miglior attrice per Monte: «Questa realtà cinefila dà molta speranza. Questo è il primo premio per un film costato tanta fatica e amore. Lo dedico a chi combatte il suo monte ogni giorno». Angela e Marianna Fontana, le Indivisibili, ritirano il premio per il loro talento e per il miglior film, da consegnare a Edoardo De Angelis. Ed ecco Marco Giusti e Massimo Boldi, che richiede una cadrega per il mal di schiena. «Di premi ne ho vinti zero, pochissimi, ho avuto la soddisfazione di avere tanto pubblico e questo per me è un premio». Steve Della Casa, anima della serata e direttore artistico, ricorda il libro Le mie tre vite. Boldi spazia tra i ricordi del Derby, la zia Verdiana che gli diceva «Fa no il cretino, va in televisiun a fa il scemo», gli esordi con Cochi e Renato ed Enzo Jannacci. «Un quarto di secolo con Christian De Sica poi una nuova compagnia cinematografica– rivela - Ho bisogno di avere attori bravi che sorreggano se io sono un attimo antico». In vista ancora un film con Neri Parenti alla regia, nostalgia per il film drammaticissimo su Walter Chiari «applaudito a Venezia poi zero lire». Fra battute sui critici e il sentirsi Matusalemme perché generazioni di persone lo riconoscono, l’elogio del personaggio che non muore mai: «Io sono Max Cipollino, evviva Cipollino. Dedico il premio a mio fratello Fabio che mi produce. L’è dura, abbiamo impegnato la casa, ma l’abbiamo riscattata. Meno male». Ultimi saluti con Alessandro Munari, sindaco e assessore. Il Baff guarda con speranza al 2018.
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