RIVOLUZIONE SANITÀ
"Non si chiude alcun ospedale"
Maroni illustra gli effetti della riforma sul Varesotto, parte della nuova Ats con Como. Angera e Cuasso? "Finché funzionano le strutture restano aperte. Il nostro modello sarà copiato da tutta Italia"
Gli ospedali della provincia di Varese (e di Como) rimangono quelli che sono. «Non si chiude nulla, finché funziona». Leggi ospedale di Angera, “che in fase di prima attuazione rimane funzionalmente collegato all’ospedale di Gallarate, nell’ambito dell’Asst della Valle Olona”, recita l’allegato 1 alla legge regionale. E la conferma viene dal presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni: «Angera rimane così com’è». E Cuasso? «Non si chiudono le strutture, finché funzionano» ribadisce Maroni. E ricorda che la nuova leggere regionale della sanità avrà, sul fronte degli assetti territoriali e di funzione principali, sei mesi di tempo, da gennaio a giugno, prima di essere sottoposta a una verifica. «Non facciamo la riforma della sanità per tagliare i costi, ma per adeguarci al futuro, gli ospedali piccoli non si chiudono per risparmiare, se servono».
L’incontro per spiegare la riforma della sanità lombarda ma soprattutto per raccogliere domande e suggerimenti, si conclude al collegio Cattaneo dell’Insubria, a Bizzozero, quasi tre ore dopo l’arrivo del presidente nella “sua” Varese. Nell’aula magna si sono riuniti i direttori generale e capi dipartimento della sanità varesina e lariana (poiché nella riforma vi sarà una sola Ats, cioè agenzia di tutela della salute, per le province di Varese e di Como). Incontro per spiegare “Il nuovo welfare lombardo” con un sottotitolo che dice tutto: “anticipiamo il futuro”. Un futuro molto vicino perché la riforma sociosanitaria della Lombardia è cosa fatta e da gennaio si cambia. A fine anno si procederà con le nuove nomine delle massime dirigenze, ospedali e Asl intesi come “aziende” ora conosciute spariranno. Come è stata presa l’illustrazione delle novità?
«Nessun problema - commenta Maroni - anzi è stato uno degli incontri più positivi, ne abbiamo avuti già nove».
Il presidente spiega i punti salienti dei futuri passaggi verso l’applicazione della legge: «Entro lunedì nominerò la direzione generale della nuova Agenzia di controllo. Abbiamo ricevuto 105 candidature». L’Agenzia è uno dei soggetti principali del nuovo sistema sanitario lombardo. Invece entro la fine dell’anno saranno nominati i vari “stati maggiori” delle agenzie di tutela della salute e delle agenzie socio-sanitarie territoriali.
Questi gli aspetti “tecnici” ma fondamentali per l’avvio del nuovo sistema sociosanitario. Ai cittadini che non masticano di sanità ma che chiedono una sanità che funzioni, Maroni garantisce «che si passerà dal curare il malato al prendersi cura». Solo uno slogan? «Niente affatto. Puntiamo a svuotare i Pronto soccorso, anche grazie a un sistema di collegamento tra cure ospedaliere e del territorio con una impostazione tutta nuova».
Il governatore prende l’esempio di modelli che già funzionano sul territorio regionale e varesino in particolare, come l’organizzazione dei dipartimenti della salute mentale o della neuropsichiatria infantile. «Idee e proposte delle quali si è discusso stasera, insieme con il tema importante del raccordo con l’università che a Varese e Como riveste un ruolo fondamentale». E che a Varese lo è ancora di più con il polo ospedaliero universitario del Circolo.
Il summit cominciato con le parole di benvenuto di Paola Lattuada, direttore generale dell’Asl di Varese e con la stretta di mano tra Maroni e il “padrone di casa”, il rettore Alberto Coen Porisini (presenti, all’incontro, anche il neoassessore al dopo Expo Francesca Brianza e il presidente della commissione sanità Fabio Rizzi). Maroni ricorda che «la riforma che disegna il nuovo welfare lombardo è la più importante attuata». «Io ci metto la faccia, su questa legge. L’opposizione dice tante cose, ma non è vero che non ci siamo confrontati con il territorio. Questa riforma sarà una grande sfida per la Regione e il fatto che il governo Renzi abbia detto che la nostra legge può diventare modello organizzativo per tutta l’Italia, la dice lunga». Il governatore assicura che i tempi della riforma saranno brevi e rispettati (l’assessorato del Welfare è coordinato direttamente da Maroni, dopo lo smembramento dell’assessorato alla Salute, che era affidato a Mario Mantovani, e di quello Sociale che faceva capo a Maria Cristina Cantù). «Il cronoprogramma sarà rispettato. A gennaio si parte e le nomine che stabiliranno i nuovi assetti saranno fatte entro la fine dell’anno». Quindi, ampio giro di valzer di poltrone e nuovi direttori per una articolazione territoriale del welfare completamente diversa da quella attuale. Chi ha lavorato molto al libro bianco sulla sanità che ha portato alla riforma è stato il varesino Giovanni Daverio (ora Daverio è direttore generale del nuovo assessorato Reddito di autonomia e Inclusione sociale, coordinato da Giulio Gallera). «La nuova legge si pone l’obiettivo di potenziare e rafforzare la continuità assistenziale tra ospedale e territorio e tra territorio e ospedale - spiega Daverio - le parole chiave sono prossimità, continuità e presa in carico dei pazienti, affinché, con regole e modalità nuove, i cittadini che diventano pazienti abbiamo le cure e siano seguiti nel modo migliore».
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