ALL’ISIS
«Il cortile del Newton in memoria di Riboli»
Intitolazione all’ex allievo sequestrato e ucciso a 17 anni. Cerimonia il 25 maggio: «Emanuele, non ti dimentichiamo»
Un cortile fiorito. Così studenti, insegnanti e personale dell’Isis Newton hanno deciso di ricordare il loro ex allievo Emanuele Riboli, a 17 anni sequestrato, ucciso e infine cancellato dalla ‘ndrangheta.
Si compie così a Varese quel che la giustizia italiana non è riuscita a portare a termine. Cioè rendere onore alla memoria di un ragazzo che la mattina lavorava nella carrozzeria del padre Luigi, a Buguggiate, e la sera, col compagno di banco, studiava all’allora Istituto professionale per l’industria e l’artigianato di via Zucchi.
La cerimonia d’intitolazione del cortile-giardino, ideata e curata da ragazzi e docenti del corso di Servizi per l’Agricoltura, avverrà il prossimo 25 maggio.
«Sarà questa l’occasione - spiega Daniele Marzagalli, dirigente scolastico dell’Isis - per condividere coi nostri ragazzi i valori fondamentali della legalità e della memoria».
Proprio da una giornata sulla legalità, tenutasi il 28 febbraio di quattro anni fa al Teatro Apollonio coi Giovani Alianti della professoressa Lella Iannaccone, germogliò l’idea di ricordare il sacrificio di Emanuele, i cui aguzzini, tra cui spiccava il capobastone della ‘ndrangheta varesina, Giacomo Zagari, furono prosciolti per decorrenza dei termini.
«Fu Mario Visco - ricorda Marzagalli -, giornalista della Prealpina che presentava anche quell’edizione dei Giovani Alianti, a lanciare la provocazione ai milleduecento studenti che seguivano i lavori. Era il 2014 e ricorrevano i 40 anni da quella tragedia. Visco riassunse la cronistoria del sequestro, avvenuto poco dopo l’uscita di scuola, ma anche la vigliaccheria dei sequestratori, alcuni dei quali avevano avuto rapporti di lavoro ma anche di frequentazione coi Riboli; ricordò quindi le farraginose indagini e la disperazione dei famigliari e ancor più la débâcle giudiziaria della Procura milanese, che portò lo stesso sostituto procuratore generale Francesco Maisto, alla vigilia del proscioglimento degli imputati, a scusarsi coi genitori di Emanuele, Luigi e Bianca e coi suoi tre fratelli, Paolo, Lorena e Cristina.
Nacque così l’invito ai ragazzi dell’Isis a trovare un modo incisivo e duraturo per ricordare il loro compagno di scuola e per non dimenticare i pericoli nascosti nella sottovalutazione di chi, volontariamente o per negligenza, disonora la legalità. I tempi d’incubazione di quella proposta sono stati lunghi ma alla fine credo che intitolare un angolo di scuola assai frequentato e abbellito dalla Natura di cui ci prendiamo cura ogni giorno, sia il modo migliore per dire Emanuele non ti dimentichiamo”.
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