IL CASO
Molina, licenziato il direttore
Il nuvo cda solleva dall'incarico Andrea Segrini, da dodici anni alla direzione della casa di riposo. Si annunciano strascichi legali
Nuovo presidente e nuovo Consiglio di amministrazione. E a distanza di pochi dall’insediamento, avvenuto con decreto del sindaco di Varese, Attilio Fontana, si vedono già gli effetti del cambiamento. Sì perché alla Fondazione Molina, la casa di riposo con sede in viale Borri, il passaggio di consegne non è stato all’insegna della continuità: i nuovi amministratori hanno infatti deciso di eliminare la figura del direttore generale, licenziando Andrea Segrini, che svolgeva la carica di manager da dodici anni, provvedendo all’assunzione di figure (tre pare) con funzioni dirigenziali.
Una riorganizzazione dunque ai piani alti. Una riorganizzazione che ha destato qualche sorpresa e, soprattutto, molte perplessità nel Pd, partito di opposizione in Consiglio comunale, che attraverso il capogruppo Fabrizio Mirabelli ha depositato un’interrogazione urgente alla giunta con richiesta di audizione del nuovo presidente del Molina, Christian Campiotti.
Due gli interrogativi: «Se corrispondano al vero le voci che si rincorrono ormai da tempo secondo le quali sarebbero in corso importanti stravolgimenti della struttura organizzativa della Fondazione» e, più in generale «che cosa stia succedendo alla Fondazione Molina». Alla prima, la risposta c’è già: qualche variazione c’è stata. E non da poco: è stato dato il benservito al direttore generale, in quanto soppressa dall’organigramma la carica manageriale più alta (ed evidentemente più retribuita).
Si parla anche di una volta nella comunicazione con l’affidamento a un organismo esterno. Una premessa, che lo stesso Mirabelli ha fatto nell’interrogazione: la Fondazione Molina «è una onlus senza scopo di lucro che rientra tra gli enti di diritto privato in controllo pubblico».
Il Cda è formato da cinque componenti: il presidente e quattro consiglieri. Le nomine spettano al sindaco, salvo una che compete al prevosto di Varese. E dunque, a fine febbraio, sono stati designati Campiotti presidente e Alberto Aimetti, Enzo Cantoni, Leandro Ungaro e don Mauro Barlassina consiglieri (don Barlassina indicato appunto dalla Chiesa).
Il Pd sottolinea che, ad eccezione della scelta fatta dal prevosto, le altre sono nomination politiche. Campiotti, ad esempio, è segretario regionale dell’Udc. Per questo, Mirabelli auspica chiarimenti dal sindaco e soprattutto dal nuovo presidente del Molina, per il quale viene chiesta appunto l’audizione nella riunione dei capigruppo «affinché possa fornire tutte le informazioni necessarie».
C’è insomma un po’ di fermento per i cambiamenti in atto (di sicuro c’è la rinuncia al direttore generale). E si profila anche un contenzioso legale proprio sul “licenziamento” di Segrini. L’ormai ex direttore generale si è rivolto infatti a un avvocato milanese per contestare, evidentemente, la rimozione dall’incarico di manager. Di più non si sa anche perché il diretto interessato, Segrini, ha risposto con un garbato «no comment». Pare che l’«esonero» sia avvenuto a ciel sereno, o comunque da lui sia stato così percepito.
L’istituto di viale Borri ha circa settecento ospiti: è considerato uno dei più prestigiosi e con assistenza di buon livello. Ha fatto parlare di sé, negli ultimi mesi, quasi esclusivamente per la polemica sulla nomina del nuovo Cda; polemica inizialmente sollevata per i tempi lunghi della decisione, poi rovesciata su una presunta incompatibilità di Campiotti alla presidenza (in realtà non c’era alcuna causa che ostacolava la designazione).
Era stato anche allora il Pd ad esternare perplessità e richieste di chiarimenti. Questo per dire che sull’attività, sull’assistenza e sul servizio, non si sono levate critiche o denunce. Ora, torna il dibattito per via dei cambiamenti nelle struttura dirigenziale: i Democratici temono che possano esserci contraccolpi negativi. Tempesta in un bicchiere d’acqua? Forse. O forse no: il direttore generale lasciato a casa, per esempio, pare intenzionato ad ingaggiare una battaglia legale.
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