IL RADUNO
Maturi a pranzo. Cinquant’anni dopo
Periti meccanici dopo gli esami del 1967 si ritrovano: «Con don Gianni Brtambilla, religione a tarda sera e partite a calcio»
L’ultima ora era quella di religione, dalle 21 alle 22. Don Gianni Brambilla, allora giovane sacerdote, proponeva spesso in alternativa alla lezione, una partita di pallone.
«Proposta sempre accolta con ampi consensi, andavamo nel terreno sterrato vicino all’Itis di via Zucchi, dove dalle 18 in poi ci ritrovavamo a studiare».
L’amarcord è del settantenne Ciro Paraluppi, all’epoca studente come perito meccanico serale. È sua la regia dell’organizzazione del ritrovo dei compagni di classe che hanno fatto la maturità nel ‘67. Pranzo insieme, con qualche gradito “infiltrato” della maturità degli anni del ‘68 e del ‘69, a raccontarsi la vita, a ridere ancora insieme come in quegli anni, a stringere la mano ai professori, perché due che poi hanno intrapreso la strada della politica e sono diventati pilastri della comunità, hanno voluto sedersi con i loro “allievi”, anche se all’epoca “i prof” non avevano molti anni in più dei loro studenti: Costante Portatadino e Giuseppe Vimercati.
«Eravamo tutti studenti lavoratori e molti dei nostri insegnanti erano professori lavoratori - ricorda Paraluppi -, abbiamo fatto fatica insieme, perché come si può immaginare non era semplice lavorare per otto ore in fabbrica, frequentare le lezioni per quattro ore e poi, come spesso accadeva, andare a casa di qualcuno, di solito a casa di un compagno che abitava nel chiostro di Sant’Antonino in corso Matteotti, a studiare fino a notte fonda, fino a quando non ci si chiudevano gli occhi».
Del folto gruppo dei periti meccanici serali di 50 anni fa molti hanno fatto strada nelle professioni, la maggior parte è in pensione, qualcuno non c’è più. E tutti condividono la riflessione del loro “portavoce”, sui commenti negativi dei giovani d’oggi contro il progetto di alternanza scuola-lavoro del governo.
«Lascia perplessi constatare di manifestazioni contrarie da parte di studenti che parlano di sfruttamento, in Italia la capacità al sacrificio per il lavoro sta davvero venendo meno».
Il perito Paraluppi si è poi laureato, ha lavorato per 40 anni alla BTicino e ora fa il consulente del lavoro. Primo impiego a 15 anni. Storia comune a molti altri studenti di quegli anni.
«Era da poco stata inaugurata la nuova sede di via Zucchi, perché prima eravamo nella scuola professionale “da Vinci” in viale Belforte, mentre la nuova sede era stata fortemente voluta dal preside Roncoroni e realizzata grazie all’interessamento del senatore Pio Alessandrini». L’obiettivo era di dare a Varese una scuola che rispondesse alle necessità crescenti di professionalità nel mondo industriale. Fiorenti erano, all’epoca, le aziende di produzione di macchine utensili e di attrezzature meccaniche in generale.
Così l’Itis di allora varò la scuola serale, aperta solo agli studenti lavoratori che hanno avuto la fortuna di trovare sulla loro strada docenti dallo spessore umano notevole, come appunto don Gianni Brambilla (parroco a San Carlo, scomparso pochi anni fa), che i ragazzi di allora ricordano come «l’indimenticabile e unico don Gianni, nostro insegnante di religione e guida nella nostra crescita».
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