COLPO DI SCENA
Mantovani torna libero
Ritardo nelle motivazioni, accolta automaticamente la richiesta della difesa. Ora l’ex vicepresidente potrebbe anche tornare in Consiglio regionale

Da giovedì 14 Mario Mantovani è libero. L’ex vice presidente della Regione Lombardia finito in manette il 13 ottobre scorso e poi dal 23 novembre agli arresti domiciliari nell’ambito dell’indagine per corruzione, concussione e turbativa d’asta che ha coinvolto anche l’assessore regionale all’Economia Massimo Garavaglia ha potuto lasciare i domiciliari. Rifacendosi a una sentenza della Corte di Cassazione che risale a un paio di mesi fa, uno dei due legali del tre volte sindaco di Arconate, l’avvocato Roberto Lassini, ha ottenuto dal presidente della quarta sezione del Tribunale penale di Milano Carlo Tremolada, che fosse dichiarata l’inefficacia dell’ordinanza con il quale il 30 novembre scorso il Tribunale del Riesame di Milano aveva negato la revoca dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Stefania Pepe. A determinare l’inefficacia, secondo il Tribunale, lo stesso davanti al quale si aprirà il processo con rito immediato il prossimo 8 giugno, un errore di calcolo commesso dai giudici del Tribunale del Riesame del capoluogo lombardo: nello specifico, lo sforamento del termine di 30 giorni dal momento della decisione in camera di consiglio al deposito delle motivazioni datate 1 dicembre 2015.
Come inevitabile conseguenza dell’accoglimento dell’istanza, che il pm Giovanni Polizzi aveva sollecitato di respingere, la messa in libertà dell’imputato. Un fatto quest’ultimo che ora consente di dire al collegio difensivo che l’ex senatore del Pdl e di Forza Italia è stato senza motivo in arresto per oltre quattro mesi e mezzo. A proposito di collegio difensivo, Mantovani ha associato a Lassini, un po’ a sorpresa, l’avvocato Guido Calvi, eccellente professionista ed ex senatore Pd e componente laico del Consiglio Superiore della Magistratura, ex avvocato di D’Alema.
Mantovani, che all’indomani del suo arresto si era autosospeso dalla carica di vice presidente della Lombardia, non si è mai, però, dimesso dall’incarico di consigliere, e dunque alla prossima riunione dell’assemblea regionale potrà tornare a occupare regolarmente il suo posto in aula.
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