L’oasi dei nudisti? A Sacconago
Marito e moglie hanno creato l’insolito spazio per i naturisti. In due mesi già 500 iscritti

La curiosità, spesso morbosa, che tramite passaparola ha circondato la loro iniziativa, certo non li sorprende.
D’altronde non puoi aspettarti altro se vai ad installare un parco riservato nudisti e naturisti in una città di provincia come Busto Arsizio.
E allora, per chiarire e poi mille volte ribadire che il fine unico è prendere la tintarella integrale in relax e sicurezza, Andrea Caddeo e Mirella Luce, marito e moglie milanesi, lui 39 anni e lei 43, ci mettono nome e faccia. Senza problemi.
D’altronde l’oasi Penelope («è solo il primo nome che è venuto in mente alla commercialista, avrebbe portato male cambiarlo»), nata per raccogliere tutto il circuito territoriale degli amanti del genere e installata nella zona industriale di Sacconago (in fondo a via Speranza, poco dopo l’omonimo centro ippico), non ha proprio nulla del regno degli scambisti e del sesso estremo che certe voci hanno via via dipinto.
Basta varcare il cancellone circondato da alta siepe per rendersene conto. È un semplice campo verde, con qualche sdraio sparpagliata qua e là, una piscina fuori terra, un paio di gazebo, alcune griglie e un minuscolo cascinale che serve solo per iscrivere i soci e come ripostiglio.
Niente bar, perché non si fa somministrazione di bevande e alimenti. Pizzate e grigliate che il profilo Facebook dell’oasi racconta puntualmente sono frutto di quanto i frequentatori si portano da casa, per sé o per offrirli agli amici che hanno conosciuto in questa inedita estate trascorsa in mezzo a industrie e zanzare.
Alla coppia che ha avuto l’idea di mettere in piedi un posto del genere, interessava provare a costruire un punto di ritrovo per chi, come loro, ha deciso di praticare il naturismo.
Nulla più, assicurano a piè sospinto.
«Abbiamo iniziato a radunare gli amici, creando una sorta di circolo per poter burocraticamente impostare la cosa e potendo così gestire i contributi minimi che ciascuno dà. Poi sono arrivati gli amici degli amici, da internet si sono fatti avanti altri che abbiamo ammesso dopo averli conosciuti».
Chi cercava trasgressione è stato tenuto alla larga, chi ha compreso lo spirito dell’iniziativa è stato accolto ed è entrato nel gruppo.
D’altronde il progetto non puntava a fare business e, soprattutto, era impostato come esperimento estivo, tant’è che col cambio di stagione tutto finirà, almeno fino all’anno prossimo.
«Anche noi abbiamo il nostro lavoro - raccontano i promotori - visto che siamo inseriti da sempre nel ramo dei servizi per la ristorazione. Probabilmente, a conti fatti, ci rimetteremo economicamente qualcosa da questa iniziativa, ma ci siamo troppo divertiti e la rifaremmo, anzi la rifaremo».
Non sembrano affatto scalfirli le voci che indicavano in Oasi Penelope un luogo per cacciatori di sesso.
«Non è affatto così, ma ci sta che il pettegolezzo provinciale alimenti l’idea».
Ed è allora il caso di chiarire quel post in rete che lo scorso weekend annunciava uno spettacolo con una pornostar.
«Il fatto è che non era qui. Un amico, che ha un locale a Milano, ci ha offerto biglietti per questo show. Dato che siamo gente libera e curiosa, dopo la giornata al sole, ci siamo andati in buon numero. Ma non era certo una cosa organizzata a Busto. Vi sembra possibile?», domanda Andrea indicando il parco spartano che lo circonda.
Certo è che oasi Penelope è stato il luogo più chiacchierato dell’estate bustocca 2017.
Una popolarità sfuggita alle stesse aspettative di chi l’ha messa in piedi.
D’altronde nei poco più di due mesi di funzionamento, il numero dei frequentatori è salito vertiginosamente. All’inizio una cinquantina, alla fine almeno cinquecento, tutti tesserati proprio per essere in piena regola ed evitare guai.
«Un giorno eravamo effettivamente tanti, anche più di cento contemporaneamente».
Ma ogni volta, assicurano, con regole ferree: «Ci si comporta bene, ci si rispetta, niente volgarità e appena si esce dal recinto che porta all’area parcheggio - seppur interna - ci si riveste, anche se è una zona dove non abita quasi nessuno».
L’unica faticaccia è stata tenere a bada le mire di qualcuno che si è presentato alla porta (molto più spesso al telefono) pensando di poter varcare la soglia di un piccolo eden del piacere proibito.
«Indirizzo sbagliato», ribadiscono.
«Ci avrebbero trovati solo come mamma ci ha fatti, ma niente di più».
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