Russia
Legislative russe, nuovo referendum su Putin. Non solo in Crimea
Un test dopo gli anni più complicati dalla sua salita al potere
Mosca, 15 set. (askanews) - Da Kaliningrad a Vladivostok, tutti al voto. È la prima verifica dopo le ultime presidenziali russe e le proteste di piazza che lo precedettero nell'inverno 2011-2012. Le legislative di domenica sono un esame importante per Vladimir Putin, a meno di due anni dalla fine del suo terzo mandato non consecutivo. Un test, dopo che la Russia in questi quattro-cinque anni ha visto cambiare e ha cambiato la sua relazione con l'esterno, gli equilibri internazionali e quelli con la Nato, in sostanza il proprio rapporto con il mondo e il suo assetto interno. Dimezzato il prezzo della sua fonte principale di reddito, il petrolio, e di conseguenza il valore della sua moneta, il rublo, contro l'euro e il dollaro. Una crisi economica non ancora superata e un parziale isolamento finanziario rispetto all'Occidente, determinato da alcune sanzioni decise dall'Ue, dagli Usa e da altri Paesi, in seguito alla crisi ucraina e all'annessione russa della Crimea, considerata dal Cremlino irreversibile. Putin come ha attraversato uno dei periodi più complicati, dalla sua salita al potere alla fine dello scorso millennio? È riuscito a domare e governare il tornado? Questo in sostanza il quesito nascosto nelle legislative per il rinnovo della Duma, la camera bassa del Parlamento russo.
LA POPOLARITA' NON BASTA. In teoria non era la sua campagna elettorale, ma quella di Russia Unita, il partito di governo che nei sondaggi risulta in calo di consensi, mentre la popolarità del leader del Cremlino è bloccata a un invidiabile 82%. Il test sarebbe già chiuso con questa doppia cifra, ma in discussione c'è anche la tenuta di tutto il sistema creato e ricreato da Putin. Il vecchio, ossia il partito costruito intorno a Putin, Russia Unita, in calo di consensi secondo i sondaggi, e il nuovo, come la Crimea, dove non a caso si è recato il leader russo il giovedì prima del voto. Secondo viaggio nel giro di poche settimane (l'ultimo è stato il 19 agosto) e successivo a suggestive e minacciose esercitazioni militari.
IL NUOVO PONTE SUL MAR NERO. È proprio nella penisola, che fino al febbraio 2014 era Ucraina e oggi è di fatto Russia (anche se non riconosciuta dall'Ovest), che si gioca la partita importante di queste legislative. In Crimea più che altrove il referendum Putin, sì o no, è il sottotesto del foglietto infilato nelle urne, mentre è ancora calda la crisi ucraina, anche nel voto. Prima il ministero degli Esteri ucraino ha praticamente vietato di votare nelle sedi consolari russe in Ucraina, durante le elezioni per la Duma di Stato della Russia. Allo stesso tempo, Kiev ha spiegato che avrebbe dato il permesso di tenere le elezioni, se la Russia le avesse annullate in Crimea. La penisola, il suo andamento economico e il suo isolamento, restano comunque un punto centrale e uno snodo di queste elezioni. Se i risultati descriveranno un successo, parte di quel referendum che è questo voto, sarà già vinto. Non a caso Putin e il primo ministro Dmitry Medvedev (che guida le liste di Russia Unita) a pochi giorni dal voto hanno condotto una supervisione della costruzione del tanto atteso ponte sullo stretto di Kerch, che collegherà la penisola alla terraferma russa.
ELEZIONI PULITE. Ma non c'è soltanto la Crimea. Un altro punto chiave, proprio a fronte delle accuse già lanciate dall'opposizione di piazza nel 2012, è la necessità evidente che aveva il potere centrale, per legittimarsi nuovamente, di garantire elezioni a prova di accuse per brogli. E per questo si è preparato scegliendo l'uomo, anzi la donna giusta: la neo presidente della Commissione elettorale centrale della Federazione Russa, Ella Pamfilova è considerata equidistante e ha promesso di dimettersi in caso di un suo fallimento nelle prossime elezioni per la Duma di Stato, pur esprimendo l'auspicio di mantenere il proprio posto in caso di risultati accettabili. 'Nel corso di questi cinque mesi, lavorando fino allo sfinimento, abbiamo spostato tanto quanto non è stato possibile spostare in vari anni', ha anche aggiunto. Pamfilova ha tracciato pure una cartina della situazione prevoto. 'Problematica' la regione di Samara, città strategica sul Volga, accanto alla ben nota Togliatti dove ora l'industria dell'automobile offre più grattacapi di prima. Nelle repubbliche del Caucaso del Nord ci sono situazioni diverse. 'In un certo numero di repubbliche vediamo un miglioramento, ma vi è una repubblica in cui siamo, al contrario, al degrado', ha dichiarato, restando sul vago. Pamfilova ha promesso inoltre di liberare il processo elettorale dagli 'schemi grigi', dal mass mailing con lamentele contro il personale della Commissione elettorale centrale, così come dall'interferenza nelle elezioni degli enti locali. Anche in questo caso, domenica si vedranno i risultati.
TORNA SISTEMA ELETTORALE MISTO. Il 18 si vota in tutta la Federazione Russa in un solo giorno di votazione. Le elezioni si terranno con sistema elettorale misto: su 450 deputati, 225 sono eletti da liste di partito (sistema proporzionale), e 225 con sistema maggioritario. Per entrare nella Duma i partiti devono superare la barriera del 5%. Il sistema misto è stato utilizzato nelle elezioni nel 1993, 1995, 1999 e 2003. Al primo gennaio 2016 nella Federazione Russa (compresa la Repubblica di Crimea e la città di Sebastopoli) sono stati registrati 109.820.679 elettori, ma si arriva a 111 milioni con i residenti all'estero.
OPPOSIZIONE INNOCUA. L'opposizione parlamentare uscente (e con tutta probabilità rientrante) ha svolto negli ultimi 4-5 anni un ruolo innocuo. Sinora la sua presenza è apparsa esiziale, ma nella realtà paradossale della politica è stata utile al consolidamento del potere di Putin e rappresenta bene la gamma dei sentimenti dell'elettore tipo russo, che magari si lamenta ma non cerca la rottura. Nel Parlamento uscente i comunisti (Kprf) erano il secondo partito, dopo Russia Unita, la fazione al governo. Ora nei sondaggi rischiano il sorpasso rispetto ai liberali del nazionalista Vladimir Zhirinovskij (Ldpr), molto presente in Tv. Il risicato margine tra comunisti e liberali è indicato da un sondaggio del centro demoscopico Levada del primo settembre. Circa un terzo (31%) degli intervistati (ma non di chi ha deciso di andare a votare) sosterrebbe Russia Unita, il partito comunista ha il 10%, LDPR il 9%. Un altro 5% è pronto a votare per il partito Russia Giusta (al limite della nuova soglia di ingresso). Un altro sondaggio, ancora più interessante, del 5 settembre, alla domanda 'Quale partito conoscete?' ha visto un netto cambio di visuale: se il 16 marzo 95 persone su 100 conoscevano Russia Unita, 88 i comunisti e 83 i liberali di Zhirinovskij, al 16 agosto la situazione appariva differente: 92 il partito di governo, 81 il Kprf, 88 l'LDPR. Appare dunque in rimonta il patriottismo e il nazionalismo nelle scelte dichiarate, se un politico come Zhirinovskij diventa una scelta più allettante del discreto (e molto locale) fascino delle bandiere rosse, simbolo del passato. Soprattutto confrontando i sondaggi con i risultati delle elezioni del 2011, quando il Partito Comunista della Federazione Russa crebbe del +7,63% raggiungendo il 19,20% dei voti, mentre il Partito Liberal Democratico di Russia guadagnò soltanto il +3,54%, prendendo l'11,68%.
PUTIN CONTRO PUTIN (E IL SUO PARTITO). Come ha osservato il quotidiano 'Vedomosti', la percentuale di russi che sono pronti a votare per il partito di governo nelle elezioni della Duma di Stato, è scesa dal 39% al 31% nel mese di agosto tra tutti gli intervistati. Tra chi ha deciso di andare alle urne, la percentuale di sostenitori di Russia Unita è caduta dal 57% al 50%. È sceso sotto la soglia del 50% anche il primo ministro anche Dmitry Medvedev, che guida le liste di Russia Unita: nel mese di luglio, le sue attività erano approvate dall 55% degli intervistati, alla fine del mese di agosto, solo dal 48%. Allo stesso tempo, il rating di presidente Vladimir Putin è rimasto invariato: 82%. Nel voto del 2011, Russia Unita si aggiudicò il 49,29% perdendo il 15,01% dei voti.
LE ACCUSE DI SABOTAGGIO AL CENTRO LEVADA. 'Non possiamo interrompere l'attività, siamo come una fabbrica che lavora a ciclo continuo, 24 ore su 24', afferma Lev Gudkov, direttore del centro demoscopico, contattato da Askanews. 'Parte del lavoro va avanti, ma i nuovi progetti rimangono fermi'. La questione è scoppiata il 5 settembre quando l'istituto demoscopico (non l'unico in Russia, ma quello storico e sicuramente il più indipendente) ha ricevuto l'avviso dal Ministero della Giustizia russo di essere stato iscritto nel registro degli 'agenti stranieri', ossia di quelle organizzazioni che ricevono soldi dall'estero. 'Dal 12 al 31 agosto 2016 il Ministero della giustizia russo ha condotto un controllo sulla documentazione del centro Levada per gli ultimi due anni e mezzo, dopo il controllo precedente del febbraio 2014' spiega Gudkov, che punta il dito contro il senatore Sablin, iniziatore delle accuse nonchè 'uno dei capi dell'antiMaidan, più volte pubblicamente accusato di corruzione, frode, plagio, abusi, ecc' che punta a suo dire a 'monopolizzare il tema del patriottismo e della sicurezza nazionale, e sotto questa bandiera, richiede la redistribuzione delle risorse pubbliche e immunità legale'. Il Levada in questi anni ha condotto sondaggi equidistanti, che peraltro hanno sempre e puntualmente registrato la crescita della popolarità di Putin: anzi su questa crescita è sempre stato l'unica voce obiettiva, ascoltata dall'occidente. 'Questa situazione complica notevolmente il lavoro della nostra organizzazione' spiega ora Gudkov. 'Non sto parlando della inevitabile riduzione delle opportunità per finanziare il nostro lavoro. Ma di per sé lo stigma di agente straniero, che nel nostro Paese è un semplice sinonimo di 'spia' e 'sabotatore''.
CON PUTIN NON È MAI UNA SEMPLICE DIFFERENZA DI VEDUTE. Ieri raccoglieva in un libro le citazioni di Putin, divenuto obbligatorio per i funzionari russi. Oggi contraddice il leader del Cremlino, forse perchè il salvataggio in corsa del partito di governo, Russia Unita, a cui è stato destinato, non sta riuscendo benissimo. Volodin ha offerto in queste settimane un'altra sorpresa: proprio il suo più infervorato cantore, disconosce il fatto che se non fosse per Putin, il partito crollerebbe. Un fatto riconosciuto anche da parte di Vladimir Putin stesso, è infatti la caduta del rating di Russia Unita prima delle elezioni di domenica. In un'intervista a Bloomberg Putin ha riconosciuto che la popolarità del partito è 'leggermente diminuita'. Il Capo dello Stato ha detto di ritenere che derivi dalle critiche da partiti rivali.
PUTIN USATO E STRAUSATO. In calo di consensi e nonostante non si dovesse, Russia Unita alle elezioni di settembre ha usato il brand Putin. Anzi, il leader del Cremlino è stato moltiplicato per 12 con altrettante citazioni. E anche nella capitale si usa il nome del leader del Cremlino: a Mosca Russia Unita tiene una campagna telefonica tra i residenti della capitale, annunciando via telefono che 'il presidente ha bisogno di sostegno'.
TORNA SISTEMA ELETTORALE MISTO. Il 18 si vota in tutta la Federazione Russa in un solo giorno di votazione. Le elezioni si terranno con sistema elettorale misto: su 450 deputati, 225 sono eletti da liste di partito (sistema proporzionale), e 225 con sistema maggioritario. Per entrare nella Duma i partiti devono superare la barriera del 5%. Il sistema misto è stato utilizzato nelle elezioni nel 1993, 1995, 1999 e 2003. Al primo gennaio 2016 nella Federazione Russa (compresa la Repubblica di Crimea e la città di Sebastopoli) sono stati registrati 109.820.679 elettori, ma si arriva a 111 milioni con i residenti all'estero.
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