IL CASO
«La Chiesa non lascia il Molina»
Parla don Casale: «Giusto proseguire la collaborazione con Varese Alzheimer»
Nel consiglio di amministrazione della Fondazione Molina siede come rappresentante della Chiesa varesina, con nomina proposta dal prevosto e ratificata dal sindaco. E ora che il Tar ha fatto decadere il commissario straordinario, anche lui è tornato al suo posto nell’esecutivo dell’istituto di viale Borri. Don Marco Casale, sacerdote molto noto in città per il suo impegno a fare degli ultimi, fa il punto sulla situazione del Molina dopo le ultime vicende e in attesa del pronunciamento del Consiglio di Stato, presso cui l’Ats Insubria ha presentato ricorso contro la sentenza del Tar.
Domani, lunedì 8 gennaio, si terrà un incontro del Cda “reintegrato” presieduto da Christian Campiotti dal quale dovrebbe uscire una linea comune sulle prossime azioni da compiere, ma nel frattempo don Casale offre alcuni spunti di riflessione.
A partire dallo storico ruolo dell’istituto all’interno della città.
«Il Molina - spiega - è un’istituzione legata profondamente a Varese, perché nasce proprio dalla generosità di tanti varesini, compresi sacerdoti, che hanno creduto subito in questo progetto. E in quest’ottica il legame con il territorio, gli anziani, i malati e le loro famiglie deve essere indissolubile: tutti devono poter continuare a trovare in questo luogo un luogo di rifugio e di cura. Per noi sarebbe impensabile che non fosse così».
Insomma, dopo le questioni giudiziarie peraltro non ancora concluse, ma sulle quali don Casale non entra nel merito, il pensiero è proiettato al futuro.
«Vogliamo ripartire proprio da questi punti - prosegue il sacerdote -, dal fatto che la Chiesa varesina si riconosce in questa istituzione proprio per il suo profilo sociale di servizio alla gente nel bisogno. Ed è per questo motivo che prevosto e sindaco mi hanno messo qui. Al di là di tutto, la Chiesa varesina ha sempre collaborato con la fondazione e ha perseguito la missione comune del servizio al prossimo, non è interessata a logiche diverse da questa. Sono sicuro che la collaborazione proseguirà anche in futuro».
In attesa dell’incontro del Cda, un primo passo ufficiale è già stato compiuto, ossia il ripristino della collaborazione con l’associazione Varese Alzheimer, dopo l’interruzione voluta dal commissario Carmine Pallino.
«Il primo atto che ho proposto, e che ha subito trovato l’appoggio del presidente e degli altri consiglieri - rimarca don Marco -, è stato quello di riaffermare con chiarezza la volontà di continuare a collaborare con Varese Alzheimer. L’intento è chiaro: si tratta di una preziosa realtà del territorio con cui si collabora da molto tempo e la Fondazione Molina ha il dovere di portare avanti questo percorso. Altre eventuali progettualità non devono sostituirsi a questa».
Parole, queste, che ricalcano quanto affermato giovedì 4 gennaio dal presidente Campiotti subito dopo il suo ritorno nell’ufficio al quinto piano della palazzina di viale Borri.
Certo, ora resta da vedere cosa deciderà il Consiglio di Stato in merito al ricorso presentato da Ats.
Gli ultimi sviluppi della vicenda, cominciata oltre un anno fa con il commissariamento della Fondazione anche sulla scorta di prestiti obbligazionari concessi a una società legata all’emittente Rete55, sono ormai noti: i giudici della terza sezione del Tribunale amministrativo hanno stabilito che l’Agenzia di tutela della salute non aveva e non ha poteri di vigilanza sulla fondazione che, nel caso specifico, sono invece in capo al sindaco Davide Galimberti.
Una situazione che, sempre stando alla sentenza dei magistrati milanesi, si è creata con il passaggio dalle “vecchie” Asl alle attuali Ats, durante il quale non è stata riattribuita questa competenza. Ats ha però annunciato di aver presentato ricorso in Consiglio di Stato contro questa sentenza, e quindi non è escluso che nelle prossime settimane possano arrivare ulteriori colpi di scena nell’intricata vicenda.
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