IL CASO
Il cassiere è nero. «Non lo voglio»
Cliente insulta dipendente del supermercato e lancia lattine di birra verso di lui. Denunciata
«Non voglio essere servita da un negro. Non mi va». Detto, fatto: la signora bionda e poco più che quarantenne lascia la spesa sul nastro trasportatore della cassa del supermercato Carrefour di via Corridoni e torna fra le corsie, pur di non dover interagire col giovane cassiere di colore, che in quel momento (sono le 12.30 di giovedì 11 ottobre) è l’unico cui i clienti si possono rivolgere.
Emanuel, 28 anni, da oltre dieci vive e lavora nel Varesotto. E mai, decisamente mai, gli è capitata una cosa del genere.
«Alla fine - racconta ancora incredulo - la signora ha continuato con gli insulti, pretendendo di essere servita da italiani; e quando ha sentito che io e la collega stavamo per chiamare i carabinieri, ha lanciato con rabbia verso di me le lattine di birra che aveva intenzione di acquistare, andandosene in tutta fretta».
Risultato? Una cassa danneggiata e tanta indignazione fra i dipendenti e i dirigenti del punto vendita, che ieri pomeriggio, venerdì 12 ottobre, hanno sporto denuncia nei confronti della cliente, consegnando ai carabinieri le registrazioni delle telecamere interne del supermarket, perché l’episodio venga chiarito, valutato e se necessario, stigmatizzato in tutta la sua gravità.
«Manuel - affermano intanto dalla direzione del punto vendita - è un ragazzo davvero in gamba, gran lavoratore, uno di noi. È stato impegnato in diversi punti vendita e in via Corridoni lavora da poco. Quegli insulti sul colore della pelle sono un’offesa per tutti. Qui si lavora e ci si impegna. Altro che colore della pelle».
«Quella cliente bionda - racconta lui - aveva già mostrato insofferenza nei miei confronti nei giorni scorsi ed evitava con cura di presentarsi alla cassa se c’ero io. L’altro giorno purtroppo ero da solo, non ha potuto evitarmi».
Aveva però abbandonato il proprio turno, lasciando la spesa. E si era ripresentata poco più tardi, con altri prodotti nel carrello, davanti a una seconda cassiera che nel frattempo aveva preso servizio, chiedendo di farsi fare il conto complessivo da lei.
«Se non le va bene il mio collega, allora non le andrò bene nemmeno io» si era sentita però però rispondere da quest’ultima, decisa a difendere i sacrosanti principi dell’uguaglianza e della buona educazione. E la situazione si era surriscaldata fino alla scenata finale.
«Non so davvero che dire - commenta amareggiato Emanuel - io a Varese mi trovo bene, ho amici, non mi sono mai imbattuto in atteggiamenti di questo tipo».
Non pronuncia, il giovane le parole intolleranza e razzismo. Perché non fanno parte della sua esperienza e dunque preferisce pensare che certi atteggiamenti siano da attribuire a problemi più personali.
«È una situazione molto spiacevole - ripete - ma che posso valutare e circoscrivere come “particolare”, direi unica, e che proprio per questo non diminuisce la mia fiducia nel paese che mi ospita. Ma, mi chiedo, se al mio posto ci fosse stato un ragazzo più giovane? Quale sarebbe stata la sua reazione? Che immagine si sarebbe fatto di questa città? E soprattutto come avrebbe reagito?»
© Riproduzione Riservata