«Si fermerà a fine mese»
«A fine marzo dovremmo raggiungere il plateau della funzione sigmoide, chiamiamolo pure picco di contagi se preferite, anche se non è la terminologia corretta, quindi a quel punto i dati dell’emergenza dovrebbero crescere molto ma molto lentamente».
Davide Tosi, ricercatore all’Insubria di Varese, snocciola anche numeri abbastanza precisi di quello che si aspetta: «Secondo le mie previsioni, arriveremo a 59mila casi totali in Italia, mentre in Lombardia l’assestamento dovrebbe avvenire già fra un paio di giorni». E a quel punto «se le misure restrittive resteranno quelle in atto piuttosto forti - e non ho motivo di credere che non sarà così - non avremo più una crescita impressionante come avviene adesso».
Colui che parla, va subito detto, non sta scrutando la sfera di cristallo. È semplicemente un’analista dei big data di livello nazionale, con una credenziale molto importante a dar valore alle sue considerazioni: lo studio predittivo che elaborò lo scorso 2 marzo, nei primi giorni dell’emergenza, è stato infatti uno dei pochissimi che oggi si avvicinano ai dati reali del coronavirus. Quando elaborò uno schema della diffusione del Covid-19, era davvero arduo per chiunque azzardare cosa avrebbe potuto accadere, tant’è che la stragrande maggioranza dei suoi colleghi applicò il modello classico delle epidemie, il quale paventava un numero di infezioni dalle dimensioni catastrofiche, preventivandone il doppio se non il triplo delle cifre adesso certificate. «Io – argomenta Tosi – ho deciso invece di elaborare uno studio che tenesse conto certamente delle cifre ufficiali della protezione civile, ma soprattutto che considerasse le correlazioni con Wuhan, attraverso il dataset dalla WHO, la World Health Organization».
Il risultato fu in un grafico quasi strabiliante per come si è poi adagiato sulla realtà: il suo modello anticipava per il 19 marzo di toccare i 37.500 contagi, mentre in Italia ce ne sono stati 41mila. Quasi nessuno è andato così vicino al pronostico come lui.
Fin qui la capacità predittiva dello studio di Tosi. Ma il modello offre anche una prospettiva su ciò che potrebbe accadere. «Se la situazione delle restrizioni resta questa, direi che per fine marzo si toccherà il picco dei 59mila contagi in Italia e poi la curva diventerà quasi una linea piatta, con i soli casi residuali da sommare».
A rafforzare la sua convinzione c’è anche un secondo grafico, in cui il professore ha messo a raffronto l’epidemia in Cina con quella in Lombardia: «Sono decisamente sovrapponibili, basta guardarlo e balza all’occhio. Quindi da noi, dove le norme di contenimento sono entrate in vigore prima che nelle altre regioni, l’aumento rallenterà fortemente entro un paio di giorni».
Mentre Tosi parla ancora manca il report del venerdì, che la protezione civile avrebbe emesso solo nel tardo pomeriggio di ieri. Ma lui già si spinge a una previsione: «Direi che per questa giornata dovremmo avere un po’ più di 4mila tamponi positivi, sempre stando al mio studio». Sei ore dopo arriva la conferma: 4.670 ulteriori contagiati da mettere in elenco, per un totale di 47mila. Il modello, leggerissimamente più ottimista di quanto sta effettivamente accadendo, regge insomma ancora.
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