RENATO POZZETTO
A Varese un assolo da non perdere
Non passa giorno senza che qualche canale televisivo trasmetta un suo film. Con ascolti tali da legittimare, per esempio, Retequattro - storia recente, 13 aprile - a riproporre in prima serata «Il ragazzo di campagna», pellicola datata 1984.
Renato Pozzetto, classe 1940, lo sa e se la gode confessando di cedere ogni tanto alla curiosità di riguardarsi. Anche per questo ha deciso di portare in tour «Siccome l’altro è impegnato», uno spettacolo di cinecabaret che ripercorre in lungo e il largo la sua bella carriera e che il 29 aprile fa tappa al teatro Ucc di Varese.
Renato Pozzetto, nello show c’è più cinema o più cabaret?
«Ci sono entrambi e c’è altro come diverse canzoni perché alle mie spalle troverete un maxischermo su cui vengono proiettate le immagini. Ma il palco lo divido con alcuni musicisti che mi accompagnano mentre interpreto brani che fanno parte della storia di Cochi e Renato, dal classico E la vita, la vita a L’aeroporto di Malpensa».
Cochi Ponzoni, appunto. «Siccome l’altro è impegnato» è un titolo che lo chiama direttamente in causa.
«Sì, ma anche che non chiude le porte a un eventuale ritorno. Al momento siamo impegnati in progetti differenti, ma la coppia in futuro potrebbe ricostituirsi, arricchita dalle nuove esperienze di entrambi».
I fan di Gigi e Andrea stanno festeggiando la loro storica reunion; per la vostra bisognerà attendere molto?
«Non è un problema di tempi, non esiste una data fissata, di certo andrò avanti da solo anche il prossimo anno. In questa stagione ormai giunta al termine mi sono limitato ad alcune date - a Milano ne erano previste due, a grande richiesta sono diventate cinque - poi toccherà a un vero e proprio giro d’Italia. Vero, non sono più un ragazzino, ma il tour non mi pesa anche perché amo guidare e fortunatamente ho amici un po’ ovunque».
Ha amici anche nel mondo dello spettacolo?
«No, tra i colleghi raramente si creano amicizie di lunga durata; l’unico con il quale ci sentiamo con una certa frequenza è Paolo Villaggio, lui sì posso considerarlo un amico».
Lei ha lavorato con attrici bellissime restando sempre al riparo dal gossip; davvero mai indotto in tentazioni?
«Sono un comico sì, ma anche una persona seria, legata a certi valori. Non ho peccati da confessare a meno che si consideri tale il fatto di avere avuto qualcosa di più di un sussulto mentre giravamo nudi la scena nella vasca da bagno de La patata bollente con Edwige Fenech; lei ha reagito ridendo e togliendomi subito dall’imbarazzo».
Quello di Mauro Bolognini con Massimo Ranieri gay era un film molto avanti rispetto agli anni in cui uscì. Lei che al suo attivo ha più di 60 pellicole, quali ha scelto per il cinecabaret?
«Vedremo e commenteremo sequenze dei film Ragazzo di campagna e È arrivato mio fratello, girati da Castellano e Pipolo a distanza di un anno l’uno dall’altro. Li ho scelti perché tra quelli di maggiore successo e tra i più rappresentativi; il primo poi è il mio film più passato in televisione di sempre».
Il suo lungo cammino al cinema è stato prevalentemente senza Cochi. A partire da «Per amare Ofelia», il film diretto da Flavio Mogherini che quando giraste, nel 1978, aveva una figlia di cinque anni, Federica, che un po’ di strada nel campo della politica e delle istituzioni l’ha fatta...
«Sul set sono sempre stato molto concentrato, quello poi era il primo. Ho un vago ricordo di una bambina, certo se avessi immaginato che un giorno sarebbe diventato ministro e Alto Rappresentante dell’Ue per gli Affari Esteri .. Scherzo naturalmente! Mogherini fu bravo a non volere imporsi, assecondò il mio modo di recitare con naturalezza».
E il pubblico apprezzò. Più tardi, forse un po’ troppo tardi, sono arrivati altri riconoscimenti: su tutto gli inviti della Mostra del Cinema di Venezia e della Milanesiana di Elisabetta Sgarbi.
«Se è per questo ero stato anche a Cannes con Sono fotogenico di Dino Risi. Sono andato molto volentieri a Locarno che ritengo il Festival cinematografico più nobile. E poi c’è il lago».
Già, come a Laveno. Qui ha la casa, qui ha portato più volte cinema e tv e ha aperto la Locanda Pozzetto; mai pensato di tradirci?
«Amo questa terra sin dall’infanzia trascorsa a Gemonio, dove i miei erano arrivati da Milano durante la guerra. Per motivi professionali passo molto del mio tempo a Milano ma appena posso torno nel mio rifugio che quando ero costretto a stare a Roma, città con cui non ho mai legato, mi appariva un miraggio. Laveno è bellissima, credo fortemente nelle sue potenzialità, per questo ci ho investito. Ma, sia chiaro, anche Varese non è affatto male».
«Siccome l’altro è impegnato. Cinecabaret» - Venerdì 29 aprile a Varese, teatro Ucc, piazza Repubblica, ore 21, platea 36 euro, galleria 32/27 euro, ridotti 32/28/24 euro, informazioni 0332.247897, oppure biglietteria@teatrodivarese.it, o www.ticketone.
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