ASST VALLE OLONA
26 morti, 33 guariti
Il direttore generale fa chiarezza su come si cura il virus nella parte sud della provincia
Ospedali rivoluzionati, nell’Asst Valle Olona, per accogliere i pazienti Covid-19. Saronno sta diventando un punto di riferimento importante, una valvola di sfogo per realtà ormai al collasso; Somma Lombardo diventa riferimento per coloro che attendono i due tamponi negativi prima di essere completamente usciti dall’incubo.
A Busto Arsizio, centro dell’unità di crisi aziendale, guidata dal direttore generale Eugenio Porfido, il primo paziente infettato dal coronavirus è arrivato il 28 febbraio. Visti i dati provinciali e dell’Altomilanese, ecco quelli dell’Asst:
«Dal 28 febbraio allora - precisa il dg nella serata di mercoledì 25 marzo - abbiamo accolto e curato 281 pazienti, 33 sono stati dimessi e 41 sono stati trasferiti in altre strutture. Ventisei, purtroppo, sono deceduti. Oggi i ricoveri sono 182: rapidamente abbiamo dovuto raddoppiare i posti letto di terapia intensiva disponibili in azienda per i casi più gravi. Ora sono 38».
L’Asst ha anche attivato un servizio di supporto psicologico per gli operatori e un call center che permette di fornire informazioni ai parenti. Ci si attrezza per fare spazio ad altri 70 malati e, presto, ad altri 90: uno sforzo notevole, abbinato alla possibilità di dimettere a breve 30 persone. Porfido si rivolge al personale: «Quanto siamo riusciti a fare e continueremo a fare è stato possibile grazie alla vostra professionalità, impegno e senso di responsabilità. Si è scoperto un senso di appartenenza che qualcuno forse pensava assopito. Continueremo a rispondere al bisogno di chi soffre, non ci fermeremo e saremo sempre più uniti».
Mentre c’è chi si interroga sulla riorganizzazione degli ospedali, Porfido spiega che questa «è la risposta migliore per offrire le migliori cure». E chiarisce: «Non è razionale in questa fase della pandemia che le sedi mantengano i loro assetti convenzionali, riducendo le potenzialità di risposta. Accorpamenti di servizi non sono disservizi. Ci adattiamo, in modo dinamico, ai possibili scenari». Una chiarificazione a parte merita Saronno. Sulle voci rilanciate dai social che davano per chiuso l’ospedale, «Tutto convertito a Covid», Porfido è drastico: «Allarmismi pericolosi. Saronno cura malati di coronavirus, ma non è esclusivamente dedicato a loro».
Quanto a Gallarate, si è fatto spazio in tre aree per chi ha piccoli sintomi ma necessità di ossigeno e Cpap. Una quarantina di letti sono stati ricavati nell’area day surgery, in quella della gastroenterologia, nel settore riabilitazione e solventi. Circa 150 i tamponi effettuati, una novantina i positivi. Ora le novità riguardano Somma Lombardo, in genere centro di riabilitazione: chi inizia a stare bene e attende i due tamponi negativi ha bisogno di spazi protetti, qui si stanno ricavando circa 30 letti predimissioni.
Resta il problema di chi è guarito ma non può andare a casa per non rischiare di infettare la famiglia: a Milano si sfruttano gli alberghi, anche nella zona non sarebbe male averne qualcuno a disposizione.
A Busto, uno dei primari, ricoverato in Malattie infettive, si sta riprendendo. Ora è stazionario. Tra il personale, non mancano altri casi di coronavirus. Un dato che rende più complicato il lavoro di chi continua a restare in prima linea.
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